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Mateja Matevski

Mateja Matevski (1929-2018), scrittore macedone

Nella sera silenziosa del 20 aprile*

Mateja Matevski

Sul quieto far della sera del 20 aprile 1982 si è spento un vero poeta, uno dei più significativi e noti scrittori contemporanei della Macedonia e della Jugoslavia – Aco Šopov.

Ѐ difficile in quest’ora subito dopo la sua morte, parlare di Aco Šopov, del suo iter umano e poetico, perchè questo suo cammino è stato così tribolato e al tempo stesso così ricco e fecondo, che non può essere descritto di un fiato. I futuri lettori e studiosi delle sue opere e della sua vita continueranno, come noi, ad amarlo e a dedicargli le loro ore di veglia.

Aco Šopov è uno di quei coraggiosi Macedoni che hanno realizzato una completa identificazione della propria vita e delle proprie opere con la vita e il destino del popolo e dell’epoca cui appartengono. Condividendo sin dagli anni giovanili il destino del proprio popolo egli intravede anche il futuro di esso e prende posizione in suo favore con la propria penna ancora inesperta e con i propri patimenti per il futuro del paese. In tal modo Šopov vi rivela fedele ai suoi grandi predecessori, i poeti Konstantin Miladinov e Kočo Racin, che con il proprio sangue e i propri versi hanno scritto le più belle pagine del tormento e delle aspirazioni di un giovane popolo angariato. Entrando, tra i primi, nelle file della Rivoluzione antifascista e della lotta contro l’occupazione fascista del paese. Aco Šopov intona il suo primo canto al quale resterà fedele sino alla morte.

Ricordo un freddo giorno di gennaio del 1945, quando a tutti i partecipanti al II Congresso della gioventù fu distribuito un libriccino rosa con i versi di Aco, la prima edizione di poesie macedoni della Liberazione. La guerra ancora tuonava sulle pianure di Pannonia, quando nella sala gremita della Casa degli ufficiali di Skopje liberata risuonarono i versi infiammati della sua poesia partigiana “Amore” e subito dopo le ovazioni della gioventù entusiasta. Con quell’esile libriccino, venne alla luce la prima generazione di poeti macedoni del dopo-Racin; i versi e le memorie di guerra dei nuovi autori si diffusero nella patria testé liberata. Con tale opera la letteratura e la cultura macedoni entrarono in una nuova epoca, quella della Libertà, di Tito, della Jugoslavia, così come vi entrarono il popolo e la sua lingua.

Da quel momento inizia il secondo periodo creativo di Aco Šopov, che nei suoi quarant’anni di attività letteraria compose una dozzina** di libri di poesie – da Poesie e Nebidnina a Il legno sul colle – e altrettanti traduzioni come quelle di Shakespeare e Rostand o di Župančić e Krleža. Questo periodo vede Aco Šopov innalzarsi ai vertici della letteratura macedone e della lirica jugoslava postbellica e ricevere numerosi riconoscimenti e premi AVNOJ e il suo ingresso, tra i primi, nell’Accademia macedone delle Scienze e delle Arti.

La bellezza della sua frase poetica contribuirà a far sì che, attraverso le numerose traduzioni nelle lingue di tutti i popoli e di tutte le nazionalità jugoslave, nonché quelle in numerose lingue straniere, la ricchezza della poesia macedone echeggi per tutta la Jugoslavia e anche all’estero.

Un breve cammino terreno dai quartieri di Štip e dall’anonimato provinciale della sua terra asservita e oppressa fino alla sua fioritura e alla sua affermazione, dall’esaltazione dei suoi primi versi giovanili alla maturità del poeta e del pensatore moderno. Un breve cammino terreno, ma così ricco e così pieno di senso!

Se al suo entusiasmo per la poesia si aggiunge l’attività di Aco Šopov come editore e pubblicista, la sua vasta attività culturale, sociale e diplomatica, si può in qualche modo comporre il quadro della sua poesia e del suo modo di vivere, giammai renderlo in tutta la sua bellezza e ricchezza. Aco Šopov continua coerentemente ad operare l’identificazione delle proprie poesie con il destino del paese, del proprio impegno umano e rivoluzionario con il destino del popolo e dell’uomo in genere, continuamente confermandolo con l’esempio del proprio vivere di poeta e umanista.

Il poeta Aco Šopov volle essere, come egli stesso diceva, “il selvaggio irrompere dell’uragano e l’alito tenero dell’aurora” e dedicare la propria vita creativa a quello stimolo giovanile, collegando, componendo e fondando senza posa quelle due aspirazioni apparentemente contraddittorie e inconciliabili. In mezzo a queste due egli volle cercare il senso del proprio vivere e trasferi su un piu vasto piano i problemi esistenziali della poesia e della vita. Quando la sua poesia abbandonò i modi della esaltazione plateale e patetica, volgendo verso parole silenziose e tranquille, le tempeste che avevano agitato e turbato la sua giovinezza non si acquietarono.

Nel seguire il corso della sua epoca e della poesia contemporanea in Jugoslavia e nel mondo, egli continuerà a volgersi indietro, alla sua giovinezza e alle sue radici. Perfino quando trae ispirazione da mondi lontani, egli trova il senso del suo potere solo nella scoperta dei legami che come un ponte sono gettati fra lui e il suo popolo, come un sentiero che conduce ad esso e alle sue fonti. Il suo libro Canto della donna nera, composto nel lontano Senegal, è la più bella e più sicura testimonianza di quanto veniamo dicendo, così come la sua ultima opera Il legno sul colle è la continuazione del suo sempre rinnovato violare i propri traumi, che sono poi quelli di tutti gli uomini.

Tutto ciò di fatto rivela la coerenza della sensibilità di Aco Šopov, che attraverso le varie trasformazioni di motivi poetici, di lingua e di espressione ha saputo conservare le proprie qualità fondamentali, costruendole, perfezionandole e arricchendole con il passare dei giorni e ad ogni nuova composizione.

Come poeta della lotta e della rivoluzione, Aco Šopov si affianca a quei poeti macedoni e jugoslavi che hanno cantato i versi più belli e suggestivi sulle sofferenze, i sacrifici, l’eroismo e la fede umani. I versi di “Occhi” e di “Amore”, alla lettura dei quali si sono entusiasmate e risvegliate intere generazioni, fanno parte di quei rari esempi di espressione del sentimento rivoluzionario e patriottico della nostra poesia e continuano ancora oggi a rifulgere nella loro ardente bellezza. Essi hanno arricchito il patrimonio della poesia macedone e jugoslava e sono assurti a grande e duratura testimonianza del proprio tempo e delle possibilità della lingua macedone, che in essi ha infuso i propri valori un tempo misconosciuti e nascosti.

Il successivo periodo creativo di Aco Šopov ѐ contraddistinto dal passaggio da interessi lirici-meditativi a quelli più propriamente filosofico-speculativi e si può cogliere nei libri di versi Fonditi col silenzio, Il vento porta bel tempo fino a Nebidnina, Gli indovini della cenere e alle sue ultime opere.

In questi versi tutto cambia – le fonti d’ispirazione, il linguaggio poetico, la struttura compositiva – restano tuttavia inalterati il suo umanismo, il suo lirismo e la sua narrazione appassionata, così presente nell’impegno diretto e quotidiano delle sue prime poesie, che tutte le sottende, nella continua ricerca e scoperta di nuovi significati e nuovi valori. La sua maturazione personale, intellettuale e poetica volge l’attenzione di Aco Šopov verso nuove fonti che si scostano dall’introspezione personale e approdano ai problemi esistenziali della creazione e della vita.

Così la sua poesia si allarga e acquista un valore universale, arricchendosi di nuovi significati e nuovi messaggi. Nella sua preoccupazione di sé egli riversa la preoccupazione per l’uomo e per il mondo, nel suo ripiegarsi su se stesso egli si piega su di essi, nel cogliere le proprie inquietudini e veglie: egli scopre le loro. Egli analizza il senso dello scrivere, esamina il valore e lo scopo del far poesia; un sentimento fortemente tragico ѐ sempre presente in lui, ma questo non porta alla negazione della poesia, al contrario, scopre il peso e il vero significato della parola, che costituisce il futuro del poeta e dell’uomo. In tal modo, attraverso l’introspezione, Aco Šopov continua a portare la luce dei suoi primi versi, poiché egli ha fede in essi, ha fede nella poesia e vive solo per essa. Egli è uno dei rari lirici jugoslavi del dopoguerra che senza riserve e sino al fondo del proprio essere vive per la poesia.

L’amore è una delle grandi fonti d’ispirazione di Aco Šopov. L’amore per la donna e per l’amata; esso è presente in tutti i suoi canti. Passando dall’esaltazione giovanile e romantica alla scoperta intellettuale e filosofica di tale motivo, ma sempre all’insegna di un lirismo splendente e appassionato, egli ha composto meravigliosi versi sull’amore, volgendosi, in armonia con la propria sensibilità, a una sintesi fra l’amore, la donna, la patria e l’uomo in generale. Attuando in tal modo un finissimo e discreto passaggio, o meglio, una fusione tra i suoi amori. Il suo corso poetico lo porta verso le poesie africane, nei cui versi raggiunge la sintesi dei diversi valori dell’amore su un piano più ampio e universale. Con l’appassionato collegamento che egli opera fra Štip e Joal, tra l’Africa e la Macedonia e coerentemente con la propria sensibilità e con gli ideali della sua giovinezza, Aco Šopov afferma il proprio canto di vero umanista.

La poesia di Aco Šopov ha permesso l’affermazione della nostra lingua. Sin dai primi versi, essa ha fatto intravedere e scoperto il particolare e forte sentimento che Aco aveva della lingua macedone, dei suoi palpiti più sottili, della sua musicalità, delle sue ricche possibilità. Egli ha scoperto queste qualità della lingua macedone in ogni sua poesia, ove ha infuso tutto se stesso.

Poeta lirico innanzitutto, ha operato le più grandi forzature del mezzo linguistico, attingendo al suo vocabolario, ai suoi significati e ai suoi suoni. Così è nato un modo poetico che arriva direttamente fino a noi con una sonorità scorrevole e cristallina e afferma la bellezza della lingua nelle varie strutture dei versi e delle poesie. La poesia di Aco Šopov offre la prova della ricchezza e della flessibilità del macedone, fornendo in tal modo un contributo fondamentale allo sviluppo del nostro linguaggio poetico e in generale della nostra lingua contemporanea.

Fino a poco tempo fa Aco Šopov ci partecipava la sua poesia a voce, con quella voce calda, sonora, risonante e melodiosa del poeta lirico infiammato e appassionato. Ormai essa ci giungerà solo attraverso i suoi libri, che restano come una grande, profonda duratura testimonianza di un fulgido ed eccezionale talento che ha saputo in modo irripetibile cantare i dolori e le gioie del popolo macedone e del proprio tempo, vivendo e costruendo la propria libertà insieme a quella del popolo: come combattente, come uomo di cultura, come cittadino e come poeta. Per queste sue qualità Aco Šopov resta uno dei maggiori autori della letteratura e della cultura macedone e jugoslava.

Quando Aco Šopov pubblicò i suoi primi versi, la nuova letteratura e cultura macedoni compivano i primi passi. Oggi, quando egli muore, esse vivono la loro fioritura. Il suo contributo a tale fioritura è prezioso, di importanza fondamentale e duraturo. Con la sua morte, cessa di cantare una delle più belle voci della lingua macedone.

Ma Aco ha realizzato il proprio ideale: quello di unire armoniosamente in sé l’urlo dell’uragano e il silenzio dell’alba.
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* Mateja Matevski: “Aco Šopov – In Memoriam”, discorso commemorativo all’Accademia macedone delle Scienze e delle Arti, pubblicato in italiano su Balcanica, numero 2, settembre 1982, pp. 72-76.
** Più precisamente, tredici.